martedì 29 dicembre 2020

Soul: Recensione del nuovo film d'animazione targato Disney Pixar

Qual è lo scopo della vita?
Cosa c'è dopo la morte?
E prima della vita stessa?
Ma soprattutto...c'è davvero uno scopo ben preciso che ognuno di noi deve perseguire per essere felice?

Queste sono le domande su cui Soul si basa, un film profondo e con una commovente morale che ribalta tutte le aspettative dello spettatore. 

Ma partiamo dalla trama:

La storia racconta di un insegnante di musica della scuola media di nome Joe Gardner che, dopo aver superato l'audizione a cui tanto teneva e che l'avrebbe reso una star del Jazz, cade in un tombino e muore. O almeno così sembra. La sua anima, qui il gioco di parole tra "Soul" come anima e "Soul" inteso come genere musicale del Jazz, rimane intrappolata in una sorta di limbo che conduce verso la "luce", che corrisponde all'aldilà misterioso, l'oltre-mondo. Il protagonista si ribella al suo destino per tornare sulla terra, ritrovandosi però successivamente nell'ante-mondo, ovvero il luogo dove le anime formano la propria personalità e scoprono quella scintilla che corrisponde alla loro ragione di vivere e consente loro di ottenere il pass definitivo per la vita terrena. 

Qui Joe incontra Ventidue, un'anima senza vita che nessun "mentore" (da Madre Teresa ad Abramo Lincoln e molti altri) è riuscito ad "accendere", ovvero a mandare sulla Terra. 
Ventidue è infatti un'anima ribelle, che sembra non avere alcuna passione o talento e desidera per questo rimanere nell'ante-mondo.



"La vita è piena di possibilità. Devi solo sapere dove guardare".

Così recita la presentazione del film, rilasciato il 25 Dicembre su Disney+, diretto dal regista di Up e Inside Out, Pete Docter. Soul è un film che, come suggerisce il titolo stesso, colpisce nell'Anima, nel nostro io più profondo e di fronte al cui finale non ci si può che commuovere.
Il pubblico di riferimento ideale è quello degli adulti, Soul tratta infatti tematiche che toccano da vicino chi ha affrontato o affronta situazioni di incertezza riguardo al futuro, ai propri desideri e turbamenti interiori sulla ricerca del proprio posto nel mondo. Ciò non esclude che sia un prodotto decisamente adatto e godibile dai più piccoli; i colori sgargianti, la semplicità dei dialoghi che nascondono però una grande profondità, la rappresentazione dei personaggi, l'animazione, le musiche intense e dal ritmo coinvolgente e le buffe scene presenti, sono elementi che terrebbero chiunque incollato allo schermo, indipendentemente dall'età.


Soul fa riflettere e dona speranza, risulta quasi come la risposta a tutti gli interrogativi che ci si pone riguardo al motivo per cui si viene al mondo; abbiamo davvero uno scopo ultimo o la vita stessa è il così tanto ambito scopo? Forse ciò che più ci rende felici non è la realizzazione in un determinato ambito, che è fondamentalmente un costrutto sociale dovuto al riconoscimento di cui ognuno di noi necessita nel contesto in cui vive, ma la vera Felicità sta nel meravigliarsi ogni giorno della vita stessa, gioire per il semplice fatto di Esistere. Nella totale semplicità e bellezza delle piccole cose:

mangiare una pizza, ballare, annusare un fiore, una giornata di sole, ascoltare una canzone, abbracciare un amico...

Concetto che ad oggi, nella situazione in cui ci troviamo dovuta alla pandemia, ci è vicino più che mai.




sabato 26 settembre 2020

ENOLA HOLMES: la recensione del nuovo film Netflix con Millie Bobby Brown

Il 23 Settembre di quest'anno è stato rilasciato su Netflix un nuovo film originale che vede come protagonista Millie Bobby Brown, sto parlando di Enola Holmes, diretto da Harry Bradbeer e scritto da Jack Thorne.



TRAMA

Il film è ispirato alla serie di libri di Nancy Springer, che vedono come protagonista la piccola Enola Holmes, sorella ribelle di Sherlock e Mycroft, interpretati rispettivamente da Henry Cavill e Sam Clafin.

Enola cresce da sola con la madre, Helena Bonam Carter, una donna intraprendente e determinata, amante dei giochi di parole, che fa della figlia una ragazzina perspicace e brillante.
Le insegna a tirare con l'arco, a difendersi grazie a tecniche di combattimento, ad amare la lettura, a giocare con le parole grazie all'utilizzo del gioco Scarabeo, con il quale la allena fin da molto piccola e soprattutto le insegna a saper stare sola, "Sola" che in originale è "Alone", letto al contrario diventa "Enola", lo stesso nome della protagonista è infatti un gioco di parole.

Enola diventa dunque una giovane donna determinata e risoluta che, dopo la scomparsa improvvisa della madre e il ritorno dei fratelli maggiori che hanno in mente per lei una ferrea educazione e un futuro socialmente accettabile fatto di rigore e la ricerca di un buon marito, decide di fuggire di casa e andare alla ricerca della madre, utilizzando gli indizi da lei seminati.

Durante la sua fuga, Enola fa la conoscenza di un giovane ragazzo, Lord Twkesbury (Louis Patridge), anche lui in fuga dalla famiglia, che Enola decide di aiutare, rallentando così la ricerca della madre scomparsa.




MANIFESTO FEMMINISTA

Il film è chiaramente un manifesto del femminismo, che promuove l'importanza di scegliere per il proprio futuro, rompendo quei canoni che la società ci impone di seguire per essere accettati/e e dunque di non conformarci a ciò che ci circonda e autodeterminarsi.

La protagonista viene qui rappresentata come una ragazza ironica e sveglia, la rottura della quarta parete fa sì che lo spettatore familiarizzi maggiormente con Enola, che ricordiamo non essere un personaggio canonico dei racconti di Conan Doyle, ma un'invenzione di Nancy Spinger.

Enola Holmes non è dunque un vero e proprio giallo, così come molti si sarebbero aspettati.
La storyline principale viene quasi messa in secondo piano dando maggiormente spazio alle (dis)avventure di Enola e la sua crescita personale.

Nota negativa del film è una rappresentazione dei personaggi maschili come figure non particolarmente brillanti, anzi, al contrario spesso parecchio melensi, persino quello che noi conosciamo come un brillante Sherlock Holmes, viene superato nella sua intelligenza dalla piccola sorellina.

CONCLUSIONI

Enola Holmes è senza dubbio un film indirizzato ad un pubblico giovane, che tratta temi ormai triti e ritriti, ma che ancora oggi è necessario ribadire.

Con un finale fin troppo affrettato e inconsistente, la pellicola riesce però ad intrattenere e coinvolgere durante i suoi 123 min., non rappresentando sicuramente un capolavoro, ma un buon film che si lascia guardare con piacere.

TRAILER 




sabato 14 luglio 2018

MANHUNT: UNABOMBER. La serie crime che vi farà riflettere



Manhunt: Unabomber è una (mini)serie, disponibile su Netflix, creata da Andrew Sodroski, Tony Gittelson e Jim Clemente, trasmessa ad Agosto del 2017 per la prima volta su Discovery Channel.



Produzione

Prodotta da Dana Brunetti, nominata agli Oscar per la sceneggiatura di The Social Network.Tra i produttori esecutivi vediamo anche Kevin Spacey, prima delle accuse a lui mosse, e John Goldwyn, produttore della celebre serie Dexter. 
La serie narra le vicende realmente accadute del caso Unabomber, l'uomo che tra il 1978 e il 1995 terrorizzò l'America con in suoi misteriosi pacchi bomba.

Trama

La serie narra le vicende realmente accadute del caso Unabomber, l'uomo che tra il 1978 e il 1995 terrorizzò l'America con in suoi misteriosi pacchi bomba.
Il Protagonista
A seguire le indagini è Jim Fitzgerald, detto Fitz, intepretato da Sam Worthington.Sam è un brillante profiler assunto dall'FBI per redigere il profilo del pericoloso terrorista e a cui si deve la sua cattura nel 1996.
Le vicende sono narrate in due periodi con flashback e flashforward dal 1995, quando Jim viene reclutato nell'FBI di San Francisco, al 1997, quando viene ricontattato dalla task force per interrogare e far confessare il criminale Ted Kaczynski, interpretato da un magistrale Paul Bettany.

Paul Bettany 

Fitz è un normalissimo uomo, con una famiglia e la passione per la linguistica forense. Presto si troverà immerso nel caso Unabomber, inizialmente indicato dall'FBI come caso UNABOM (da UNiversity and Airline BOMber) e ossessionato dallo scoprire l'identità dell'uomo che per oltre 20 anni ha seminato terrore con i suoi pacchi bomba, causando numerose vittime di mutilazioni e 3 omicidi.
il vero Jim Fitzgerald

I metodi messi in atto dal nostro protagonista non trovano però l'appoggio del sistema per cui lavora e dei suoi superiori, che tentano di mettere dei paletti al suo lavoro e al suo approccio di indagine, pretendendo d'altra parte l'efficacia dell'analisi


























Jim Fitzgerald, determinato, testardo ed estremamente convinto di essere vicino alla vera identità di Unabomber, non si sottometterà alle restrizioni a lui poste.
Guidato anche dall'ideologia del criminale di cui ormai sembra conoscere perfettamente ogni aspetto psicologico; lo capisce e sembra condividerne anche gli ideali alla cui base vi è la fallace libertà dell'essere umano, diventato ormai una formica, o meglio una pecora, a servizio di un sistema che sopprime, inganna e  rende prigionieri di una tecnologia da cui siamo diventati dipendenti e prigionieri.
In un mondo dove non è più l'uomo a poter scegliere se far uso delle automobili, smarthpone ed elettrodomestici ma si ritrova costretto ad utilizzarli.

Chi è Unabomber

Theodore John "Ted" Kaczynski non è dunque un criminale il cui unico scopo è quello di seminare morte e ottenere la fama come assassino più temuto d'America.

Alla base delle azioni riprovevoli di Unabomber c'è qualcosa di molto più profondo e significativo.
Ted ha un QI di 166, fin da bambino è sempre stato il più intelligente tra i suoi coetanei e questo lo ha portato ad essere sempre molto solo.
A soli 16 anni iniziò l'università ad Harvard dove venne sottoposto a dei veri e propri lavaggi del cervello da parte di un membro della CIA sotto copertura.







Legato ad una sedia e torturato psicologicamente per cercare di sopprimere il suo pensiero in conflitto con la società capitalista che fa comodo ai potenti, che rende gli uomini delle stupide creature obbedienti, ciechi di fronte all'oppressione e immobili davanti ad un semaforo rosso in una strada deserta.


"vogliono che tu obbedisca, vogliono che tu sia un obbediente ingranaggio del sistema che non fa domande...
vogliono che rinunci alla tua umanità, alla tua autonomia per una busta paga, per una stella d'oro, per una tv più grande.
l'unico modo di essere umani, l'unico modo di essere liberi
è ribellarsi."
Successivamente alla laurea, con una tesi reputata geniale dai suoi insegnanti, divenne professore di matematica per poi ritirarsi improvvisamente senza alcuna spiegazione e andando a vivere in una baracca immersa nella natura, senza corrente elettrica e l'essenziale per sopravvivere.
Ed è proprio qui che Ted inizierà ad escogitare le sue bombe firmate FC, per inviare un messaggio all'America, un messaggio che per tanti anni ha continuato a far parte del suo pensiero nonostante il tentativo fallito di sopprimerlo, rendendolo ancor più motivato ad agire e trasformandolo in un vero e proprio serial killer.

il vero volto di Unabomber

Il Manifesto di Unabomber

Inizialmente la serie doveva intitolarsi Manifesto, proprio per andare a riprendere il saggio di Ted "La società industriale e il suo futuro".
Qui l'uomo descrive come la società tecnologica sia incompatibile con la libertà individuale, demonizzando dunque la tecnologia che rende l'uomo passivo.
ll manifesto si apre infatti con la frase:
"La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state disastrose per la razza umana".
La soluzione utopica di Unabomber è abbandonare ciò che è artificiale e tornare nello Stato di Natura, una similitudine con la filosofia di J.J.Rousseau impossibile da non notare.




 














Il crime nelle serie tv

In Manhunt: Unabomber vedremo diverse somiglianze con la serie Mindhunter (trovate qui la recensione), partendo da quella che è l'analisi psicologica utilizzata dai profiler per individuare i soggetti devianti, andando a scavare nel più profondo dell'individuo, fino a provare empatia e condividerne quasi gli ideali, seppur rimanendo in disaccordo con le modalità estreme e crudeli.



Molte sono però le differenze che pongono lo spettatore da due punti di vista differenti:
In Mindhunter l'attenzione è puntata maggiormente sul dialogo e lo sviluppo di un metodo di indagine che in quel periodo, durante gli anni '70, non era ancora ben radicato.
La serie è incentrata sullo studio generale della psicologia dei serial killer, mentre in Manhunt, ambientata negli anni '90, si utilizzano proprio quei metodi sviluppati nei vent'anni precedenti per ricostruire l'identità di un uomo sconosciuto.
La pratica che sussegue alla teoria.



Considerazioni finali


Dunque questa è una serie da vedere? Assolutamente sì.
Se amate le serie crime-psicologiche, se amate mettere alla prova ciò in cui credete, le vostre idee, le vostre convinzioni ed esplorare la mente di uno dei più famosi criminali della storia, non potete fare altro che rimanere affascinati da questo prodotto, con soli 8 episodi da circa 42 min, che divorerete in pochissimi giorni.


Ma siete liberi di non farlo,
siete liberi di chiudere questa recensione
e siete liberi di dedicarvi ad altro,
siete liberi di fare quello che volete...giusto?!



"Meglio morire da essere umano che vivere come un ingranaggio senza scopo nel loro sistema."

TRAILER (Qui in italiano: Netflix)



Lasciate un commento qua sotto se la recensione vi è piaciuta, fatemi sapere se avete visto la serie o se la vedrete ;) Alla prossima.

mercoledì 27 giugno 2018

MINDHUNTER: LA PSICOLOGIA DEL SERIAL KILLER

Siamo negli anni '70, precisamente è il 1977 quando Holden Ford, interpretrato da Jonathan Groff, avvia uno studio sul comportamento deviante o meglio: la psicologia dietro i comportamenti criminali, in particolare dei Serial Killer.
Mindhunter è una serie tv statunitense rilasciata nel 2017 da Netflix, basata sul libro di Mark Olshaker e John E. Douglas "Mind Hunter: Inside FBI's Elite Serial Crime Unit" (Mindhunter: la storia vera del primo cacciatore di Serial Killer).


 

I PERSONAGGI

Holden Ford, il nostro protagonista, è un giovane e affascinante Agente Federale che lavora nell'FBI come istruttore di reclutamento e addestramento presso l'Unità di Scienze Comportamentali a Quantico, negli Stati Uniti d'America.
Qui Holden inizia a collaborare nei suoi studi con l'agente Bill Tench (Holt McCallany), un uomo di mezza età con una famiglia a cui badare, ma da cui il lavoro lo allontana fino a quasi devastarlo emotivamente.
Ad aiutare Holden e Bill c'è anche la psicologa Wendy Carr, una donna fredda, professionale e diffidente, interpretata da Anna Torv, già vista come Olivia Dunham nella serie del 2008 "Fringe".

 

 

TRAMA

I tre inizieranno, dunque, uno studio centrato sulla comprensione di ciò che spinge gli uomini a compiere efferati omicidi a sangue freddo, ripetutamente nel tempo. Individui definiti inizialmente dalla squadra come "Assassini Sequenziali".
Ma la vera particolarità, se così vogliamo chiamarla, di questi omicidi è l'utilizzo del medesimo modus operandi messo in atto da questi sicari.
E' da qui che viene coniato il nuovo termine con il quale verranno indicati gli assassini professionisti, i cosiddetti "Serial Killer".

LA PSICOLOGIA DI MINDHUNTER

Holden, Bill e Wendy creano un nuovo metodo di indagine per l'identificazione del colpevole: la Profilazione o Definizione del profilo criminale, metodo utilizzato anche nel celebre film "Il silenzio degli Innocenti".
L'obiettivo è quello di provare a comprendere cosa realmente accada nella psiche oscura del criminale, da dove si origini il Male.
Per arrivare a ciò i tre agenti visitano varie prigioni per intervistare i più famosi pluriomicida, ormai dietro le sbarre, tra cui Edmund Kemper (Cameron Britton), un uomo di 2,00 metri con un QI di 145.
Kemper è un sociopatico che all'età di soli 15 anni uccise entrambi i nonni per poi essere inserito nell'Ospedale Psichiatrico Criminale di Atascadero, dal quale venne rilasciato all'età di 21 anni.
Dopo il suo rilascio Ed ha compiuto altri 8 omicidi che lo hanno condannato all'ergastolo nel California Medical Facility.
Edmund è un uomo apparentemente tranquillo, pacifico, mite e garbato, che a tratti ci ricorda il nostro amato/odiato Hannibal Lecter.
Tra Lui e Holden si crea un rapporto professionale, dato dai numerosi incontri di consulenza attraverso cui l'agente, prendendo prima appunti e poi registrando, tenta di individuare nei racconti dell'omicida cosa spinga gli uomini come lui ad agire in modo cosi crudele.

I Serial Killer non uccidono mossi da un brivido di follia omicida, loro sono meticolosi, intelligenti, consapevoli e razionali. Per queste persone uccidere non è uno sfogo, è una Vocazione.
Durante lo sviluppo degli eventi, inoltre, vedremo spesso in scena un misterioso personaggio di cui si potrà intuire la vera identità solo a fine stagione...forse.

PER CHI AMA IL CRIME PSICOLOGICO

Mindhunter, con i suoi 10 episodi dai 36 ai 60 min, è una serie incentrata sul dialogo, sull'introspezione dell'essere umano. Se vi aspettate un prodotto colmo di azione, sparatorie e indagini sulla scena del crimine alla CSI vi sbagliate di grosso.
Quello che vuole trasmettere questa serie è qualcosa di molto più profondo e riflessivo, ci fa tuffare negli studi affascinanti della criminologia, sulle note di Psycho Killer dei Talking Heads e la sigla Main Titles di Jason Hill
E' una vera e propria immersione psicologica.
"se capiamo chi è un criminale, allora possiamo anche capire come agisce"

PRODUZIONE

L'idea di fare del romanzo di John Douglas e Mark Olshaker una serie fu nientemeno che di Charlize Theron.
L'attrice, che vediamo tra i produttori esecutivi, propose al produttore Jim Davidson e al regista David Fincher (Fight Club, Seven, Zodiac, House Of Cards...) di portare sul piccolo schermo la storia del cacciatore di Serial Killer.
Fincher, vincitore del Golden Globe come Miglior regista per The Social Networkinizialmente non fu molto entusiasta all'idea di creare un'ennesima serie crime, ma una volta letta la sceneggiatura non poté far altro che accettare.
Perché Mindhunter non è la solita serie thriller, è innovativa, intensa, coinvolgente, intrigante e imperdibile per gli amanti del crimine come la sottoscritta.

LA SECONDA STAGIONE

La seconda stagione è stata confermata da Fincher, il quale ha dichiarato che si incentrerà sugli omicidi che hanno avuto come vittime i bambini di Atlanta tra il 1979 e il 1981.
Inoltre, probabilmente rivedremo il misterioso uomo con i baffi che per tutta la prima stagione ci ha accompagnati, facendoci interrogare su chi realmente fosse e che ruolo avesse nella serie.
Magari questo mistero verrà svelato nella prossima stagione, anche se già dalle prime indiscrezioni sono nati grandi sospetti sulla sua figura, fortemente somigliante ad un noto pluriomicida.
E voi avete visto la serie? Cosa ne pensate? Se invece non l'avete vista, vi ho convinti ad andare a vederla? ;)
Lasciate un commento qua sotto.


-kika

giovedì 31 maggio 2018

Happy!: Tra il tenero e l'inquietante





Happy! Serie televisiva apparsa sulla piattaforma Netflix negli ultimi mesi, ideata da Brian Taylor e Grant Morrison.
I due autori si sono ispirati all'omonimo fumetto creato dallo stesso Morrison e illustrato da Darick Robertson, pubblicato in Italia dalla Bao Publishing.












UN EROE FUORI DAGLI SCHEMI

Con 8 episodi da circa 45 minuti l'uno, questa particolare serie vede come protagonista un ex poliziotto di New York, Nick Sax, interpretato da Christopher Meloni, diventato ora un sicario. Nick è un uomo solitario, dipendente da alcool, droga e gioco d'azzardo. Prova quasi ribrezzo per il genere umano, consapevole che ogni individuo indossi una maschera di buonismo per poi rivelarsi in realtà ipocrita, infido e ingannevole.
Sax è una personalità "Borderline", violento, sempre in disordine e sporco, con insistenti manie suicide. Un eroe alternativo da non imitare, che ci ricorda il Grande Lebowski dei fratelli Coen, con l'incredibile forza di Chuck Norris e il carisma di Babbo Bastardo. Una fusione niente male eh?!


TRAMA E CAST

La vita di Nick cambierà radicalmente quando, dopo un incidente durante una delle sue tante spedizioni killer, si troverà di fronte un piccolo e buffo unicorno blu volante di nome Happy, con degli enormi dentoni, un simpatico musetto e dei tenerissimi occhioni.
Happy  è l'amico immaginario di Hailey, una bambina che è stata rapita da un Babbo Natale squilibrato (Joseph D. Reitman) e l'unica speranza di ritrovarla è proprio nelle mani di Nick. Il nostro folle protagonista dovrà affrontare numerosi personaggi decisamente fuori di testa e pericolosi: mafiosi, pedofili, torturatori, agenti corrotti e ninja assassini.













Tra i vari anti-eroi uno dei più incisivi è Francisco Scaramucci (Ritchie Coster), un doppiogiochista subdolo e crudele, che dall'aspetto, con la sua testa pelata e il pizzetto, ci ricorda il nostro amatissimo Walter White di Breaking Bad, con il quale caratterialmente non ha però nulla in comune (fortunatamente per Walter, aggiungerei). Ironico il fatto che il soprannome di Scaramucci sia "Blue", proprio come il colore dei cristalli di meth ideati dal prof White.



DA NON PERDERE

Happy è una serie decisamente surreale, un trip visivo allo stato puro.
Dramma e commedia si fondono creando un cocktail per gli occhi che disorienta e,allo stesso tempo, diverte lo spettatore, suscitando in lui emozioni contrastanti che porteranno inevitabilmente ad amare la serie episodio dopo episodio.
Violenza, sesso, splatter e horror si uniscono ad una componente fantasy da cartone animato, rappresentata proprio dall'amorevole unicorno blu e da divertenti canzoncine che accompagnano scene di combattimento e brutale aggressività. Un'ironia avvolgente che a tratti ricorda persino Chi ha incastrato Roger Rabbit.


Durante la visione sentirete probabilmente la necessità di mettere in pausa ed esclamare "Ma che cosa sto guardando?" ed essere però incredibilmente attratti da questa stranezza. Spassosa ed esilarante, Happy merita senza dubbio una o anche più visioni, in attesa della già annunciata seconda stagione.

sabato 28 aprile 2018

LA CASA DI CARTA: Chi è il Lupo Cattivo?

BIENVENIDOS
La casa di carta (in originale "La casa de papel") è l'ultima novità Netflix che ha riscosso gran successo tra gli appassionati di serie televisive e non solo, ideata dalla geniale mente di Alex Pina. Come suggerisce il titolo originale, è una serie spagnola trasmessa ufficialmente per la prima volta nel maggio 2017 da Antena 3, emittente più importante della penisola Iberica, prodotta da Atresmedia. 


Questa stravolgente serie si apre con l'entrata in scena degli 8 protagonisti che vengono reclutati da un misterioso uomo, chiamato "Il Professore", per mettere in atto una rapina pianificata da anni. Ma non si tratta di un usuale colpo in banca con l'obiettivo di impossessarsi di denaro altrui, no...nella mente del Professore c'è qualcosa di molto più elaborato e colossale; l'idea è quella di irrompere nella Zecca di Stato spagnola, "Fabrica Nacional de Moneda y Timbre", per stampare ben 2 miliardi e 400 milioni di euro. Dunque senza derubare nessun cittadino, ma semplicemente prendendosi gioco dello Stato, così come lo Stato si è preso gioco di loro. 
Gli 8 prescelti di questa "missione impossibile" sono dei professionisti nel campo dell'illegalità, selezionati attentamente proprio per le loro capacità e il loro passato difficile, non hanno nulla da perdere, sono ricercati, con la fedina penale sporca e il desiderio di dare una svolta alla propria vita. L'occasione è tentatrice. 


Per portare a termine i progetto senza complicazioni bisogna però seguire regole rigide ma fondamentali: è proibito fare domande personali, instaurare rapporti tra i componenti e conoscere la vera identità dei compagni. Per garantire l'anonimità vengono, dunque, scelti nomi d'arte, in stile Reservoir Dogs (Le Iene) di Tarantino, che corrispondono a nomi di città:

Tokyo (Ursula Corbero) è una sensibile provocatrice, istintiva pantera nera con il cuore spezzato, ladra esperta e "Sapiosessuale", è in cerca di vendetta in seguito alla morte del suo ragazzo per mano di un agente di polizia. Dall'aspetto ci ricorda la piccola Mathilda in Léon, è la voce narrante della serie e, contro le regole stabilite, avrà una relazione con Rio.


Rio (Miguel Herràn). Il sexy nerd, mago dei computer, è il più giovane del gruppo ma spesso dimostra, nonostante l'aria da Peter Pan, una incredibile maturità. Si è follemente innamorato di Tokyo, con la quale ha intrapreso una clandestina, passionale e irrefrenabile relazione, nonostante lei sia più grande di 12 anni. Insieme desiderano un futuro romantico su un'isola.



Berlino (Pedro Alonso) è a capo dell'operazione, un uomo cinico, viscido e con una inconsueta "sensibilità nel trattare le persone", ma con un estremo senso dell'onore. Impossibile non rimanere affascinati di fronte a l'Odio-Amore che si proverà verso questo personaggio con ben 5 matrimoni alle spalle e una quasi fastidiosa ma contemporaneamente  ammirevole freddezza, anche davanti al suo misterioso e doloroso destino. 

Nairobi (Alba Flores). Falsificatrice estremamente attenta ai dettagli, ironica, esuberante e con un passato infausto che l'ha spinta ad accettare di far parte di questo piano "suicida". Lodevole e commovente il suo degno progetto nel caso in cui il colpo andasse a segno. La differenza caratteriale con Tokyo le porterà ad attrarsi come due calamite diventando grandi amiche. 



Denver (Jaime Lorente) è un irriverente ragazzo, apparentemente arrogante. Una bomba ad orologeria, ma con una profonda etica e sensibilità. Entra a far parte della squadra grazie al padre, Mosca (Paco Tous), ex minatore, che lo coinvolge nella rapina per toglierlo dai guai e da una vita di sopravvivenza tra droga e microcriminalità, inserendolo probabilmente in guai ancor più grossi.


Mosca è infatti appena uscito di prigione e desidera, con il figlio, di avere finalmente una vita tranquilla e serena. Due sognatori che durante il corso delle puntate ci emozioneranno e commuoveranno.
Helsinki e Oslo (Darko Peric e Roberto Garcia). Due compagni grossi e forzuti, perfetti soldati con l'aspetto di Hulk, ma un cuore sorprendentemente tenero. 

E infine, ma non per importanza, Il Professore (Alvaro Morte, già visto, purtroppo, nella famosa soap opera IL SEGRETO). L'ideatore di tutto il piano, una abile e astuto comunicatore, amante degli origami, dall'aspetto distinto e gentiluomo. Nulla si sa di lui, nessun documento e informazione, viene definito un fantasma. Un Clark Kent timido e impacciato di cui ci si può fidare e con cui confidarsi, ma dietro il quale si nasconde un  "Superman" fuorilegge. Ha dedicato quasi tutta la vita ad ideare questa iniziativa, sognata dal padre, anch'egli rapinatore.




Servono 5 mesi di organizziazione, trascorsi in una residenza segreta a Toledo, per mettere a punto ogni dettaglio e imparare nuove tecniche, che serviranno per affrontare ogni imprevisto che avverrà una volta dentro la Zecca di Stato. 5 mesi che verranno sottoposti agli occhi dello spettatore con continui flashback ed ellissi temporali perfettamente posizionati all'interno di ogni scena, facendo conoscere sempre più della personalità dei protagonisti a cui sarà impossibile non affezionarsi e tifare per loro nonostante siano dei criminali.
Una volta fatta irruzione nella Real Casa de la Moneda, gli 8 rapinatori, indossando una tuta rossa (colore protagonista nella fotografia di questa serie) e l'iconica maschera del famoso pittore Salvador Dalì, che con quegli occhi sbarrati trasmette un senso di turbamento, si troveranno a dover gestire 67 ostaggi, ai quali, sotto ordine del Professore che sorveglia l'operazione dall'esterno, non dovrà esser fatto alcun male. Tra le numerose e ferree regole imposte di fondamentale importanza è quella di non provocare feriti, non usare violenza, ma agire pacificamente. Inizierà perciò il lungo "corteggiamento" di negoziazione telefonica tra il Professore e l'ispettore affidato al caso, Raquel Murillo (Itziar Ituño) una donna con gli attributi, un passato doloroso a causa di un ex marito violento con un ordine restrittivo per maltrattamenti e una figlia a cui badare. Raquel è un vero e proprio segugio per i criminali, professionale e razionale. Ma il suo passato sembra perseguitarla rendendola vittima di improvvise crisi di panico, ciò porterà anche lei a dare una svolta incredibile alla propria vita.

             










Ogni mossa della polizia è stata perfettamente prevista dal Professore, che riesce con estrema facilità ad aggirare l'ispettore Murillo e il suo team, ma ovviamente gli imprevisti non mancano. Diventa infatti complesso rispettare le risolute regole da lui stabilite quando si ha a che fare con altre 67 persone rinchiuse nello stesso luogo per ben 5 giorni, ma che ai loro occhi sembrano molti di più. L'Empatia prende il sopravvento e sostituisce le armi; un susseguirsi di colpi di scena, imprevisti e conflitti colmi di suspance e tensione nel quale non mi imbattevo dai tempi di Breaking Bad.


Diverse sono le tattiche messe in atto, dal "Cavallo di Troia" al "Piano Valencia", fino ad arrivare al "Piano Camerun", il più astuto che segnerà la fine della serie. 
La casa di carta dimostra di meritare senza alcun dubbio tutto il successo ottenuto, rappresenta la ribellione verso uno Stato assente, che abbandona i propri cittadini, a cui non viene data una seconda possibilità e che dunque devono crearsela da soli. Le scelte sono due: sacrificare tutta la vita lavorando per una misera paga, vivendo per inerzia...o rischiare una volta sola e poi godersi ogni istante, ribellarsi, con il rischio di morire provandoci.
E' una vera e propria critica ad un sistema capitalistico che, come direbbe Marx, sfrutta le grandi masse, con una produzione non finalizzata al consumo, ma all'accumulo di denaro, creando una distanza sempre più grande tra ricchi e poveri. 
Gli 8 rapinatori sono dei rivoluzionari che sulle note di "Bella Ciao" cercano di riscattarsi da una vita finora per nulla benevola, loro sono la Resistenza. Dunque...chi sono i buoni e chi i cattivi?! 

Numerose le citazioni visive e dialogate a film di grande successo, in particolare al regista Quentin Tarantino, da cui lo stesso Alex Pina ha dichiarato di aver preso ispirazione, ciò è evidente con il susseguirsi di scene, a volte, di una teatrale dramaticità. 



Ciò che inoltre domina questo piccolo capolavoro per il piccolo schermo è indubbiamente l'Amore, che come affermerà Tokyo: "è sempre una buona ragione per mandare all'aria tutto". Un Amore che vien scambiato per sindrome di Stoccolma in alcuni casi, in altri un Amore al quale si tenta di aggrapparsi per sentirsi meno soli, amori impossibili, fraterni, paterni e Amore per la Libertà. Questa serie ci insegna che tutto si può programmare nella vita, ma non di chi innamorarsi (purtroppo, aggiungerei). Certo è che l'amore per i soldi appartiene indistintamente ad ogni essere umano, dunque...come biasimarli.


Inizialmente composta da un'unica stagione di 15 episodi da più di un'ora, per poi essere stata divisa da Netflix in due stagioni da circa 45 min a episodio, La casa di carta è assolutamente tra le serie da recuperare senza esitazione. Si vocifera inoltre un possibile Spin-off centrato sui nostri 8 protagonisti e probabilmente una 3a stagione. 
Cosa state aspettando? CORRETE A GUARDARLA!
-kika